Qual è il futuro dei piccoli borghi? Come possiamo rilanciarli?

Il futuro dei piccoli borghi opportunità e prospettive.

Sono tante le motivazioni che dovrebbero spingere le persone ad abbandonare le metropoli per rifugiarsi nella quiete dei piccoli borghi: cibi a Km0, natura incontaminata, usanze e cultura.
Secondo un’indagine promossa da Coldiretti, in Italia quasi 10 milioni di abitanti vivono nei piccoli borghi e quest’ultimi occupano più del 50% del territorio nazionale, addirittura in parecchie regioni occupano quasi il 70% del territorio.

L’idea di rilanciare i piccoli borghi non è mai stata sentita come oggi, soprattutto dopo lo scoppiare della pandemia che ci vede costretti a dover rivoluzionare radicalmente le nostre abitudini. Questo concetto è stato ripreso dall’architetto Stefano Boeri, il quale ha dichiarato che “la costellazione di borghi nelle aree interne può rappresentare, adesso, una grande opportunità, soprattutto se si considerano la diffusione della banda larga e l’aumento della percentuale dei lavoratori in smartworking.”

Ecco perché i piccoli borghi sono il futuro dell’Italia

Presente al Festival dello Sviluppo Sostenibile, l’architetto Stefano Boeri ha dichiarato che se le esigenze della nostra epoca ci portano ad allontanarci dalle città è allora necessario pensare a progetti alternativi, sfruttando le opportunità che vengono offerte dai piccoli centri. Considerato che in Italia vi sono quasi tremila borghi già in stato di abbandono e altri 5 mila che lo stanno per diventare, questi progetti possono essere utili anche per il ripopolamento dei borghi stessi. Questi ultimi, quindi, possono diventare un’ottima alternativa alla vita urbana.
Lo scoppio della pandemia ha in parte contribuito a far avvicinare le persone alla campagna e ai piccoli borghi; molti italiani hanno riaperto le seconde case e in questo modo hanno riscoperto le meraviglie e le potenzialità del proprio paese.

Come rendere attrattivi i piccoli borghi

Trascorso il periodo di lockdown, sostiene la Coldiretti, è nata in molti la voglia di spostarsi nelle campagne; questo è dimostrabile dal fatto che è aumentata la richiesta di rustici o casali, pensati come luoghi che garantiscono una qualità di vita notevolmente migliore.
Per far sì che i borghi vengano considerati interessanti è necessario attuare una rivoluzione tutelando allo stesso tempo le loro qualità intrinseche. Essi devono saper proporre gli stessi servizi che offre una città ma in un’ottica sostenibile, sfruttando le potenzialità del digitale e della tecnologia.
Oggi il digitale rappresenta il carburante dell’economia, questo dunque deve essere di giovamento anche per i piccoli borghi, specie in quelle aree fortemente spopolate. Per far sì che ciò avvenga è necessario:

a) riorganizzazione dei piccoli borghi: con l’aiuto della tecnologia renderli capaci di offrire servizi simili a quelli che siamo soliti utilizzare nelle città, associandoli al contesto in cui sorgono in maniera sostenibile. Spesso i borghi non possiedono una rete di trasporti sviluppata; introdurre più mezzi pubblici “green” consentirà ai borghi di offrire servizi che ancora oggi in molte grandi metropolitane non esistono.

b)sfruttare le risorse offerte dal posto trasformando i piccolo borghi come “luoghi della conoscenza” dove poter fare degli studi e ricerca, diventando così laboratori di idee progressiste.

c) sviluppare ed incentivare tramite l’ideazione di nuovi servizi l’economia circolare

Inoltre è fondamentale attuare una rivoluzione digitale all’interno dei territori rurali utilizzando tutti gli strumenti utili al fine di trasformare i piccoli borghi in Smart Village. In quale modo? È molto semplice. Queste aree rurali devono in primis sfruttare la connettività, la banda larga e in secondo luogo instaurare rapporti commerciali e sociali con le grandi città. Solo così sarà possibile assistere ad una rinascita dei piccoli borghi.

Qual è il futuro dei piccoli borghi? Come possiamo rilanciarli?

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